venerdì 9 agosto 2013

Considerazioni 1

Quando ero piccino un catechista, neanche uno di quelli particolarmente illuminati, una volta mi raccontò un paio di aneddoti che, quelli si, mi rimasero impressi.
In un primo caso mi parlò delle nostre scelte di vita che devono essere sempre rispettate e raccontò che, “nonostante tutto” cioè nonostante fosse diventato prete, andava sempre a deporre un garofano rosso sulla tomba del padre scomparso. Mi rimase molto impressa questa storia perché, francamente, neanche oggi come allora riesco a capire perché un prete non possa votare un partito diverso da quello indicato dalla curia… ma questa è un’altra storia destinata ad altri blog.
Fu un secondo racconto che mi colpì altrettanto. Meglio, non fu un racconto, ma una considerazione:
“La cura per le cose di famiglia si riconosce dal bagno di casa!”.
In poche parole, il prete, sosteneva che se il bagno era curato , pulito e ben tenuto, ci trovavamo di fronte ad una famiglia altrettanto curata, pulita e ben tenuta. Questa affermazione mi condizionò un po’ e non nascondo che spesso mi capitava di scrutare, senza essere maniaci per l’amor di Dio, il bagno di una casa per poter giudicare il resto.

Non so se questa considerazione la si possa prendere per assoluta, non credo, ma forse se la si relativizza ha più valore di quanto si possa pensare.
Solo pochi anni fa, Montezemolo in un intervista, presentava la “Fabbrica Ferrari”, stabilimenti ultra moderni, costruiti con criteri avanzati di vivibilità, puliti, curati spesso nei minimi particolari. Un vanto perché, a sue parole, in un ambiante curato si lavorava di più e meglio. La Ferrari era quindi una famiglia col bagno pulito, né più e né meno; e nella casa col bagno curato si lavorava meglio e di più.

La domanda che deve nascere spontanea allora è questa: come si lavora dove i muri sono scrostati, gli ascensori si rompono ogni giorno, i neon sono rotti, il pavimento è vecchio e logoro?
E i bagni della nostra azienda come sono?

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