giovedì 21 marzo 2013

Fantasia al potere?

Alla Segreteria di
Unità Sindacale – Sez. FALCRI
Coordinamento Sub-Holding Banca CR Firenze
Del Gruppo Intesa San Paolo

Firenze, 21/03/2013

LETTERA APERTA

Citando i principali quotidiani del paese, i risultati dell’ultima tornata elettorale ci rendono un’Italia evidentemente desiderosa di cambiamento.
Un cambiamento teso ad una politica e ad una vita sociale maggiormente trasparente, corretta e coerente, insomma, onesta. E’ una richiesta che investe primariamente la politica intesa nella sua più stretta dimensione partitica, ecco perché emersa in modo così diretto nel contesto elettivo, ma che non può prescindere da ogni dimensione di attività sociale e quindi anche in ambito sindacale.
La presente non vuol essere un mero invito a cavalcare l’onda, ma un accalorato appello affinché si dia risposta, ad ogni livello, a quella richiesta; tant’è che parte da uno che non ha votato il partito di Grillo, tanto per essere chiari.
La richiesta di legalità, trasparenza e informazione non può che “partire tornando” alla nostra legge fondamentale, la Costituzione; per il Sindacato, dall’art. 39 che così recita:

L’organizzazione sindacale è libera.
Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge.
È condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica.
I sindacati registrati hanno personalità giuridica.
Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce.

Dati per affermati ed intoccabili il primo e l’ultimo capoverso - seppur per diversi motivi, sappiamo l’enorme mole di giurisprudenza relativa all’efficacia erga omnes della contrattazione collettiva - mi preme accentrare l’attenzione sulle altre disposizioni contenute nel presente articolo: si parla di sindacati registrati, di statuti democratici e di personalità giuridica. In sintesi, la nostra Costituzione, chiede ai sindacati che si istituiscano e vivano secondo le regole dettate da propri statuti a base democratica, che tali statuti siano sottoposti a periodica verifica da parte di organi dello Stato affinché gli (ai sindacati ndr.) possa essere attribuita personalità giuridica.
Per anni, tutti i sindacati si sono battuti contro ogni ipotesi di attuazione dell’articolo 39. Il punto era che l’attuazione avrebbe comportato inevitabilmente la verifica da parte di un organo amministrativo per assicurare la sussistenza e il mantenimento nel tempo del requisito di democraticità dell’organizzazione; cosa che destava preoccupazione nei sindacati sempre apertamente contrari ad ogni ipotesi di sottoposizione a controllo. Ma, d’altronde, negli anni Quaranta e Cinquanta il ricordo del regime fascista era ancora molto fresco, e il timore di un eccessivo interventismo dello Stato nelle faccende interne delle associazioni sindacali restava alto. Fatto sta che, constatata l’assoluta contrarietà espressa dai sindacati, tutti i progetti di legge per dare attuazione alla Costituzione, in tutti i suoi aspetti relativi all’art. 39, sono andati via via diradandosi, fino a che il problema è stato accantonato, sebbene formalmente quella parte della Costituzione sia rimasta tuttora vigente.
Ma ormai i tempi sono pronti affinché il Ventennio, con tutte le sue nefandezze, venga storicizzato; dico storicizzato e non dimenticato, MAI! Il timore di uno Stato invadente  e tiranno deve essere superato dal desiderio di uno Stato realmente democratico, laico e sociale che giustamente possa vigilare sul rispetto, anche da parte del sindacato, degli stessi principi.
E devono essere gli stessi sindacati ad esprimere e farsi promotori di quel desiderio di equità superando gli “storici” timori.

I vantaggi sarebbero da subito evidenti; sicuramente una maggior democraticità e controllo della stessa negli Statuti dei Sindacati. Peraltro la verifica richiesta nella Costituzione potrebbe essere affidata ad organismi creati ad hoc e costituiti da rappresentanti dell’amministrazione e dei sindacati stessi equilibrando così il rischio di indebita ingerenza.
Ma il passaggio epocale derivante dall’applicazione del disposto costituzionale riguarderebbe soprattutto l’attribuzione della personalità giuridica ai sindacati.
In primis un sindacato dotato di personalità giuridica finirebbe sotto la disciplina e la regolamentazione delle altre persone giuridiche economiche con “l’obbligo” e non la “facoltà” di dotarsi, oltre che di organismi di governo, anche di organi di amministrazione e di controllo economico; sindaci revisori per intendersi. Oltre all’applicazione di tutta la normativa relativa alla redazione e pubblicazione dei bilanci. D’altra parte, se come credo fortemente, la gestione economica dei fondi a disposizione avviene in ogni sindacato sull’impronta della trasparenza, perché non regolamentarla precisamente secondo criteri legalmente riconosciuti e perché non renderla apertamente pubblica. Questo lancerebbe il primo fortissimo segnale alla società civile ormai pesantemente disincantata da anni di mal gestione dei propri denari.
In secondo luogo, e forse l’aspetto più democratico ed evoluto dell’art. 39 della Costituzione, l’attribuzione della personalità giuridica al sindacato imporrebbe un profondo cambiamento nel carattere distintivo dell’iscritto che non sarebbe più tale e semplice, ma diventerebbe vero e proprio socio e cioè, parte attiva e partecipativa della persona giuridica. Il socio può essere destinatario di strumenti di democrazia diretta, può vedere il suo potere accresciuto unendosi ad altri soci, può esercitare un controllo diretto sulle attività svolte dalla persona e così diventare esso stesso parte integrante dell’organizzazione.

Probabilmente, le proposte che trovate in questa lettera possono sembrare utopistiche ed irrealizzabili, ma evidentemente non lo erano per i nostri costituenti e altrettanto non lo dovrebbero essere per noi che svolgiamo personalmente l’attività sindacale. I tempi, maturi o non che siano, ci chiedono profondi rinnovamenti; maggiore legalità e maggiore partecipazione.

Ottenuti questi obiettivi potrebbero essere così superati molti e antiquati dilemmi. Immaginiamo per Unità Sindacale – FALCRI il dubbio del partecipare al primo o al secondo tavolo di trattativa.
Se la differenza fosse tra chi si è fatto portatore di istanze di nuova legalità, trasparenza e democrazia e chi, invece, rimane ancorato al passato ed ai suoi dogmi, ma di chi si fiderebbero i lavoratori? Probabilmente molti non lo capirebbero, ma finalmente tanti altri si disinteresserebbero dei tavoli e inizierebbero a vedere realmente cosa ci viene messo sopra.
La mia lettera non vuole imporre un’idea, ma auspica l’apertura di un dibattito su un argomento preciso e propositivo che, nelle mie intenzioni, potrebbe migliorare il rapporto fra sindacato, lavoratori e società civile.
Auspico che Unità Sindacale – FALCRI si faccia promotrice non delle “mie istanze”, ma delle “istanze” di rinnovamento che possono in questo sindacato, nascere e germogliare.
… e magari un giorno raccogliere consensi anche al di là dei propri confini.



Federico Basagni
Centro Leasing S.p.A.

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