giovedì 6 giugno 2013

Commento al documento Finale del Comitato Direttivo UNISIN

Dopo il Si unitario al nuovo accordo sulla rappresentatività sindacale stipulato fra Confederati e Confindustria, dopo il Governo Letta, dopo la rielezione bipartisan di Napolitano alla Presidenza della Repubblica, si può dire con certezza che nel nostro paese è iniziata una nuova epoca di collaborazione e concertazione fra le parti sociali.
E’ all’interno di questa nuova “aria di collaborazione” che, penso a ragione, si debba inserire il passaggio del Documento Finale del Comitato Direttivo UNISIN datato 16 maggio 2013 che, per facilità di lettura di questo post, riporto integralmente:
“Inoltre, nel confermare la necessità di perseguire un fronte sindacale unico, quale fondamentale elemento a tutela dell’intera categoria, in linea anche con la vocazione unitaria di entrambe le componenti storiche confluite in UNISIN, il Comitato Direttivo ritiene importante il recupero dei rapporti unitari per meglio affrontare ed onorare le sfide sindacali di oggi e di domani e tutelare al meglio le Lavoratrici ed i Lavoratori del settore. A tal fine, in linea con il mandato congressuale, invita la Segreteria Nazionale a proseguire le azioni finalizzate ad intensificare le relazioni con tutte le Organizzazioni di settore.”
Ne traspare il desiderio del nostro Comitato Direttivo di tornare in prima linea nelle trattative, di abbandonare insomma il secondo tavolo, che conta poco e niente, e tornare uniti alle altre sigle sindacali.
Io, che mai sono stato un “forzato” del secondo tavolo, non posso che leggere con favore questo indirizzo. Però ricordo altresì le parole che furono spese di fronte alla mia ingenua domanda: “Ma se stiamo al secondo tavolo, non è che poi non si decide niente e decidono tutto gli altri?” Domanda che poi tanto ingenua non è visto che mi viene rivolta da ogni collega che si avvicina e chiede informazioni sulla FALCRI.
La risposta che mi fu data, e su cui concordo a pieno, fu questa: “Se partecipi al primo tavolo pesando per il 5, 6, 10% delle sigle presenti, non conterai comunque più di questo e non potrai opporti alla maggioranza, con l’aggravante di partecipare ed essere protagonisti degli accordi presi; anche se col tuo voto contrario. Se è vero che la ragione della nostra lotta sindacale è quella di opporsi ad accordi consociativi e dannosi per i lavoratori (vedi rinnovo del CCNL o dell’integrativo Intesasanpaolo), è un dovere, più che un obbligo, non parteciparvi. Conteremo poco e niente, ma la nostra voce non si perderà nel niente e non resterà soffocata da quel modo di fare sindacato che non riconosciamo.”

Questo è il mio dubbio! Unità si, ma non ad ogni costo.
E per meglio rendere l’idea, mi piace riportare e poi parafrasare un passaggio del testo pubblicato da Sergio Bellavita portavoce di “Rete 28 Aprile Fiom”, dal titolo “Dalla Fiom via libera al patto sociale”.
“Non abbiamo detto no a Marchionne perché mancava un posto a tavola, ma esattamente perché volevamo rovesciare quel tavolo imbandito a spese dei lavoratori. La nostra battaglia riparte da qui.”

Non abbiamo detto NO al nuovo CCNL perché mancava un posto a tavola, ma perché volevamo rovesciare quel tavolo imbandito a spese dei lavoratori. La nostra battaglia DEVE ripartire da qui!

Federico - FALCRI Centro Leasing

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