lunedì 13 maggio 2013

Il Supermercato del Credito - come è cambiato il volto della Banca

Il Supermercato del Credito
Come è cambiato il volto della Banca dal 1948 ad oggi.
"No, qui non siamo in Banca, qui si vende per davvero."
Questa era la prima lezione che veniva impartita ad un nuovo e giovane agente di commercio appena entrato in ufficio, ed aveva in se una enorme verità e una fondamentale regola.
In Banca non si vendono oggetti o servizi, o meglio, si vendono ma questo non è l'elemento caratterizzante e la sua sola e principale finalità.
Come al solito è dalla Costituzione che dobbiamo partire, nello specifico dall'art. 47, per capire quelle verità che nascondevano le parole del Capo Vendite.
"La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; […].”
Evidentemente i Costituenti ritenevano che uno degli aspetti fondamentali della vita di un cittadino, degno di tutela nella Legge Fondamentale, dovesse essere quello del risparmiare per garantirsi un futuro sicuro e dignitoso. Ed è altrettanto vero che il luogo prediletto del risparmio non può che essere considerata la Banca. D’altra parte e a riprova di questo, basta riferirsi al Testo Unico Bancario, la legge quadro che disciplina il settore, dove all’art. 10 comma 1, si sancisce proprio l’attività del risparmio.
Premesso tutto ciò e prima di tutto quindi, in Banca non si vende, ma si raccoglie risparmio per tutelare il futuro dei nostri concittadini.
Ma il risparmio non è la sola funzione pubblica che si esplica in Banca e di cui parla la Costituzione. “[…]; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito.”
Basta prendere un qualsiasi compendio del liceo o fare una rapida ricerca in internet per capirlo e di nuovo ne parla a chiare lettere il Testo Unico Bancario, art. 10, comma 3.
La Banca assume e condivide il rischio di impresa, finanziando, cioè concedendo credito,  a consumatori e imprese, promuovendo così gli investimenti e quindi promuovendo la creazione di nuova ricchezza.
Infine, e giusto per ribadire quanto sopra affermato.
Se la Banca non svolgesse attività di pubblica rilevanza, a che fine si sarebbe sentita la necessità di creare così tanti organi di controllo delle sue attività: Banca d’Italia, Consob, UIF, ecc. Esistono forse organi di vigilanza per i supermercati, o per i parrucchieri? (Ovviamente senza togliere rispetto a queste e a tutte le altre attività produttive).
Premesso tutto ciò risulta preoccupante ascoltare le parole di certi top manager  del settore del credito che corrono  a scaricare dalle Banche ogni responsabilità nella ripresa economica, come se quelle funzioni costituzionalmente previste e garantite non li riguardassero affatto. Sarebbe forse meglio dire che non ci si può aspettare un miracolo dalle Banche; che la Banca deve investire, ma essa stessa non deve sperperare. Ma a chi spetta accettare il rischio di impresa assieme ad un imprenditore con un buon progetto? A chi spetta consigliare e vigilare affinché non si dilapidino i risparmi di una vita in investimenti avventati? A chi spetta vigilare sul riciclaggio del denaro sporco? A chi spetta decidere se concedere o meno quel finanziamento o quello sconfino che può determinare la vita o la morte di un'impresa?
Altrettanto aberrante risulta allora, rispetto alla natura di pubblica utilità, leggere e sentire dei tanti abusi relativi alle insopportabili pressioni commerciali addossate alla rete delle filiali. Questo dimostra ulteriormente come ormai sia stata completamente travisata la figura e la funzione della Banca, ridotta solamente ad un supermercato finanziario.
Ed ecco perché è oggi diventato un obbligo tornare a leggere, studiare ed assimilare quanto contenuto nella nostra Legge Fondamentale e, perché no, andare anche oltre. E’ indicativo rileggere quanto contenuto nell’art. 1 dello Statuto della Fondazione Monte dei Paschi di Siena che nel 1600 così affermava: “Il Monte dei Paschi di Siena, creato per voto della Magistratura e del popolo senese con rescritto Granducale del 30 dicembre 1622 e legalmente costituito con istrumento di fondazione del 2 novembre 1624, onde avessero fecondo sviluppo, ordinamento e regola, con privato e pubblico vantaggio per la città e Stato di Siena, […].” O magari rileggere l’art. 3 comma 1 dello Statuto della Compagnia di San Paolo che così recita: “La Compagnia persegue finalità di utilità sociale, allo scopo di favorire lo sviluppo civile, culturale ed economico, […].”
La Banca non è un supermercato ed i lavoratori impiegati in questo settore non possono essere assimilati ad un commesso. Con tutto il rispetto che merita ogni tipologia di lavoro, il bancario è un’altra cosa… lo dice la Costituzione!

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